Patagonia: perchè viaggiare

Son molteplici i motivi per viaggiare: si viaggia per riscoprire il nostro passato, nell’ammirazione e nello stupore alla vista delle antiche mura, templi ed assetti del territorio rimasti a testimonianza dell’opera dei nostri progenitori, si viaggia per incontrare culture “altre”, per confrontarci e comprendere spesso come un diverso sviluppo sia possibile, si viaggia per conoscere la storia dell’umanità e trovare, forse, se ne siamo capaci, un’illuminazione per decidere come impostare il nostro futuro. Ma si viaggia anche per inseguire la magia di un nome, la suggestione di un desiderio irrazionale che ci porti dove il vuoto, il nulla, acquistano per noi una valenza simbolica ed appagante al tempo stesso. E’ difficile rispondere a chi ci chiede perché ci affascina la Patagonia, perché continuiamo a tornarci, ogni volta con più forte desiderio di “volver a comer calafate” ad essere affascinati, ammaliati e conquistati dai suoi vuoti e silenzi. Che sia la prima volta o l’ennesimo ritorno aleggiano in testa le parole dello scrittore argentino Giardinelli, quando si risolve per il suo viaggio in Patagonia:

“La Patagonia ci pareva talmente affascinate e misteriosa che preferivamo non essere preparati a quanto ci avrebbe potuto offrire. La cosa eccitante era proprio il non sapere tutto. Come succede quando si va all’appuntamento con una donna lungamente desiderata: non sono i programmi iniziali a garantire il fascino dell’incontro. Al contrario, bisognerà improvvisare e la magia del momento sarà basata sulla sorpresa, sull’ imprevisto.”

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