viaggio in Dancalia Etiopia tour della Dancalia Etiope. Una delle ultime occasioni per vedere la vera Dancalia. Si tratta di un viaggio impegnativo adatto a grandi viaggiatori. Dall’altopiano del Tigray, raggiungeremo una delle regioni più inospitali della terra ma dal fascino unico e magico: la Dancalia con il lago Assale, le sue carovane del sale e i soffioni colorati e il magnifico spettacolo del lago di lava del Vulcano Ertale. Il viaggio si conclude con una delle città più misteriose d’Etiopia: Harar, la città santa del mondo islamico etiope.
Oggi, comunque, la Dancalia non esiste più: dopo la costituzione dell’Etiopia in una federazione di stati su base etnica, la regione degli Afar ha il nome ufficiale di “Afar Kilil”, cioè Stato (o Regione) degli Afar. E’ previsto un percorso a piedi (17 km), in leggera salita, tra le rosse pareti di arenaria del canyon del Saba, un piccolo corso d’acqua stagionale che occorrerà attraversare diverse volte (l’acqua comunque arriva appena alla caviglia).
Sul fiume le carovane vanno e vengono o sostano per riposarsi e rifocillare gli animali. I carovanieri preparano il loro pane, la tipica “burgutta”, cotta sulle pietre. Arrivo al villaggio di Assabolo Tempo a disposizione. Qui, nei pressi delle loro capanne, le donne preparano il pane, alcune carovane si fermano per lasciare riposare i dromedari, la gente è ospitale. Al tramonto arrivo al villaggio di Hammeddela, ubicato in una area completamente piatta che si affaccia sul Lago Assale, stazione di posta dei carovanieri. Posa del campo e pernottamento*. Pensione completa.
*la temperatura notturna (circa 30-35°) spesso non permette di dormire in tenda. In questo caso sarà possibile richiedere (soggetto a disponibilità al momento dell’arrivo a Hammeddela) l’affitto di letti in legno e stuoia.
L’Assale è un lago “mobile”, che raggiunge la profondità massima di un paio di metri e si sposta con i monsoni su una pianura perfettamente liscia: d’estate scivola a nord, potendo raggiungere e superare Dallòl, d’inverno si sposta a sud a ridosso dei vulcani del gruppo dell’Ertale. Il sale è estratto dai tigrini dell’altopiano che, ritmando i gesti con canti e grida, con un rudimentale piccone provvedono a scavare ed estrarre zolle di sale di misura adatta ad essere poi ritagliate in ganfùr, cioè in mattonelle di varie misure.
Accanto a loro gli Afar del deserto, servendosi di una specie di spatola larga e robusta, squadrano le mattonelle. I ganfùr vengono prodotti in pezzi di 4, 6 e 8 kg. Si dice che lo strato di sale qui sia spesso un chilometro. Ogni lavoratore estrae o ritaglia 300 ganfùr al giorno. Il lavoro di questa gente è massacrante: due ore di cammino per raggiungere il posto di lavoro, portando con sé l’acqua ed il frugale cibo per la giornata e, dopo sette ore di lavoro, altre due ore per tornare a casa.
La temperatura qui varia dai 40° ai 60° all’ombra ma la temperatura al suolo è ovviamente più alta. Nella stagione calda i lavoratori si proteggono dal sole riparandosi sotto la loro futa (scialle) sostenuta da quattro bastoni. Si riposano il venerdì, giorno di preghiera per gli afar, e la domenica, sacra ai cristiani dell’altopiano, che si sono ormai abituati al caldo e sono diventati praticamente immuni ai colpi di calore e alla disidratazione. Il lavoro viene sospeso durante la stagione delle piogge dell’altopiano, perché la carovaniera risulta impraticabile.
Lasciato questo inferno dantesco ci addentriamo in un’altra incredibile zona che pare presa dai film di fantascienza: un deserto appannato da emissioni geyseriane di cloruri diversi. Dallol è una collina irreale che si erge come un’isola sul deserto di sale. Tutta la regione è interessata da fenomeni di vulcanesimo secondario che creano paesaggi dalle colorazioni straordinarie. Nel primo pomeriggio rientro al campo ad Hammeddela. Pranzo. Pomeriggio a disposizione, da dedicare soprattutto al riposo in quanto la temperatura non consente escursioni nelle ore più calde del giorno. Cena e pernottamento al campo.
Il paesaggio diventa sempre più desertico e sabbioso. In alcuni tratti assomiglia all’ hammada marocchino, in altri tratti le alte e sinuose dune ricordano il Sahara, in altre ancora la presenza di cumuli di sale ci riporta la mente al lago Assale visto il giorno prima. Lungo la strada possiamo osservare alcuni accampamenti Afar. Pranzo in corso d’itinerario. Nel pomeriggio arrivo ai piedi dell’Erta Ale. Risalita dei fianchi vulcanici seguendo una impervia e difficile strada. Arrivo in serata al luogo prescelto per la posa del campo. Cena e pernottamento.*
* il terreno lavico e la temperatura notturna (circa 30-35°) spesso non permettono di montare le tende tantomeno dormirci. Così, nella maggior parte dei casi viene deciso di dormire nelle capanne allestite ad uso dei turisti oppure all’aperto. Verranno stesi dei teli per terra per separare i materassini dal terreno.
Nel pomeriggio partenza verso la cima, con dromedario someggiato con le attrezzature necessarie al pernottamento. L’ascesa non è particolarmente impegnativa come terreno e dislivello, ma è resa molto faticosa dalla temperatura e dal terreno particolarmente accidentato. Il caldo obbliga a muoversi prevalentemente nelle ore meno torride, secondo le abitudini degli Afar che camminano per poche ore e altrettanto riposano. Si arriva in cima con un convoglio appesantito e rallentato dalla necessità di trasportare acqua in abbondanza. Arriviamo in serata sull’orlo della caldera che permette di osservare uno dei pochissimi vulcani attivi, in un’area tutta geologicamente segnata da un’imponente attività vulcanica. Col calare delle tenebre è sempre più evidente lo spettacolo del rosso vivo della lava che gorgoglia insinuandosi tra le fratture della fragile crosta raffreddata. Lo spettacolo è impressionante e suggestivo e ricorda da vicino una descrizione dantesca del regno degli inferi. Posa del campo. Cena e pernottamento al campo*.
* il terreno lavico e la temperatura notturna (circa 30-35°) spesso non permettono di montare le tende tantomeno dormirci. Così, nella maggior parte dei casi viene deciso di dormire nelle capanne allestite a uso dei turisti oppure all’aperto. Verranno stesi dei teli per terra per separare i materassini dal terreno.
Il panorama è dominato dalla presenza del vulcano Fantale, che supera i 2000 metri di altitudine. Nella sconfinata pianura tra euforbie e acacie spinose troviamo molti esemplari della fauna locale: orici, gazzelle, babbuini ed è inoltre un vero paradiso per l’avifauna. Presenti, ma di difficile avvistamento anche predatori come leoni, leopardi, iene, sciacalli. Un tour nel parco permette di ammirare lo spettacolare paesaggio e la fauna residente in esso. Pernottamento all’Awash Lodge. Mezza Pensione.