Mal d’Africa
il mal d’Africa ti prende all’improvviso, non sai perchè ma non puoi farci niente. Ti si attacca all’anima, lo prendi o non lo prendi. Non si prende un po’ di mal d Africa, o tutto o niente. Non si guarisce dal mal di Africa, mai. Anzi può solo peggiorare.
Il mio primo viaggio in Africa è stato in Mali, west Africa, quando ancora questo splendido paese fatto di splendida Gente era ancora stabile. Prima che il Mali venisse violentato dalla barbarie di fanatici pseudo religiosi.
E’ stata una fulminazione, fin dai primi sguardi appena sceso dall’aereo. Odori e profumi forti che mi sono entrati dentro. Prime immagini, istantanee di un mondo totalmente diverso da quello fino ad allora vissuto.
Il Mali era un paese di Genti e Popoli, mercati, villaggi, un meltin pot unico che lo rendeva pieno di sorrisi e sguardi di speranza. Il Paese Dogon, Djenne con il suo mercato, il grande Fiume, tutti frammenti ormai offuscati dalla vile barbarie.
maldafrica
Il mio Maldafrica si è poi aggravato nel corso del tempo, con l’aumentare delle esperienze e della quantità di viaggi in Africa. Sono passato dall’Africa degli Uomini, se così si può dire, all’Africa degli Animali. Il primo assaggio faunistico è stato il Kenya. Qui il mix di Culture, tipico dell’Africa, si è palesato nelle differenze fra il nord arido e desertico fatto di volti provenienti dal Corno e la grande Rift Valley colma di grandi occhi tipici. Parchi e riserve private mi hanno inoculato una prima dose di fauna del continente nero.
La tappa successiva del mio lungo calvario di mal d’Africa è stata l’Uganda. Risulta difficile da comprendere, per chi non è mai stato in Africa oltre i villaggi turistici di Sharm el Sheikh, che ogni angolo di questo continente, ogni villaggio, ogni paese sia completamente diverso dall’altro. E non è un semplice modo di dire, è veramente così. Sembra quasi che geografie diverse, Culture diverse, ambienti ed esperienze diverse abbiano plasmato nel corso del tempo le Genti africane in modo unico ma simile.
L’Uganda, per certi aspetti, assomiglia ad alcune zone del Kenya ma è totalmente diversa. Dimora storica, insieme al Ruanda e al Congo, dei grandi Primati e conosciuta principalmente per questo, è ricchissima di molto molto altro. Catene montuose, laghi, cascate e parchi nazionali poco frequentati arricchiscono un viaggio in Uganda di esperienze incredibili: sconsigliato per chi volesse guarire dal mal d’Africa…
mal di Africa
il mal dafrica si è ulteriormente aggravato quando mi sono spinto ben oltre le colonne d’ercole dell’Equatore. Il Sud Africa è stato un primo assaggio di Africa australe, ben diverso dalle precedenti esperienze. Forse talvolta è poco Africa e troppo altro. Forse si respira ancora aria di apartheid fra le sue Genti, troppi strascichi di un passato vergognoso per respirare la leggerezza di vivere tipica di questo continente. Comunque mai, il Sud Africa, è stato una delusione ma sempre un’altra faccia sorprendente della medaglia.
il mal d’Africa l’ho sofferto moltissimo in Namibia. Terra poverissima d’acqua che aspetta la volubile stagione delle piogge con l’ansia di poter sopravvivere. Qui spazi infiniti e bassissima densità abitativa hanno elevato il mio maldafrica all’ennesima potenza. Popoli fieri e colmi di storia hanno rinvigorito il mio malanno. Da qui, dove deserti e mari freddissimi combattono quotidianamente spianando la strada a condizioni di vita estreme, sono andato via con le farfalle nello stomaco. Per poi ritornarci e ritornarci per poi ripartire con il volto rigato da una lacrima.
il mal dafrica
Il Botswana, un pezzettone di deserto semi arido, mi ha offerto in sacrificio un ecosistema unico al mondo, anzi l’ecosistema per antonomasia. Qui il mal d Africa si è imbevuto delle misteriose acque del delta dell’Okavango. Qui, dove credenze leggendarie si mischiano a millenari movimenti tettonici, ho scoperto luoghi impensabili. Ho ristabilito la giusta distanza fra l’uomo e la Natura e conosciuto Persone che combattono quotidianamente contro chi questo equilibrio vuol distruggerlo. Moremi, Savute e altre zone del grande Chobe sono pietre miliari per gli amanti dell’arca; ed io ho la fortuna di poter dire di averci trascorso momenti indimenticabili.
Potrei andare avanti per ore, ma il tempo di lettura massimo consigliato incombe. Quindi metto fine a questa agonia dovuta al mio mal d’Africa con uno dei luoghi che finora ho più amato: lo Zimbabwe. Qui la povertà economica la senti nell’aria, la vedi in giro con la sua tunica nera e la falce nella mano. Ma il sorriso del suo popolo e le meraviglie naturalistiche ti offuscano la vista, ti fanno dimenticare tutto il resto. In particolare, il colpo di grazia finale, l’ho avuto nel parco di Hwange. Dove ho sublimato l’esperienza di un safari naturalistico nel luogo perfetto, al momento perfetto, con i compagni di viaggio perfetti. E con una testimonianza fotografica, se pur fredda, di quel momento voglio lasciarvi… sperando di incontrarvi presto in qualche angolo sperduto della mia Africa.
Del Madagascar scriverò a parte perchè forse esiste una variante di maldafrica chiamata mal di Madagascar…
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